UN ANGOLO DI CORTE 02-11-2024
UN ANGOLO DI CORTE
di Roberto Merlino
Rubrica sulle novità in Corte Tripoli Cinematografica APS.
Stefano Pieroni in bella mostra.
Domenica 20 ottobre, a Terzo (Al), il nostro socio Stefano Pieroni ha ricevuto il diploma di merito come secondo classificato al XXV Concorso Nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”, nella sezione D – racconti brevi.
La sua opera “il Cambiamento Conservativo” è una storia avvincente, che parla di un futuro dove uomini e IA convivranno in un mondo all’apparenza libero. Il testo, da leggere tutto d’un fiato, appassiona il lettore parola dopo parola e sbalordisce con un finale inaspettato, rivisitando il motivo della metamorfosi, presente nella letteratura dall’antichità classica in poi, declinandolo in chiave distopica.
Stefano Pieroni è Socio di CTC dal 2005e e da anni lavora come videomaker e docente. E’ stato pubblicato in passato dalle riviste online Narrandom e Blam, con i racconti “Silenzio” e “Sangue Cattivo”, apparsi su questo giornale. Pieroni è già al lavoro con altri racconti e siamo sicuri che leggeremo presto altre sue storie.
Stefano Pieroni alla premiazione
Pubblichiamo di seguito il testo premiato di Stefano Pieroni
Il cambiamento conservativo
di Stefano Pieroni
Le mani. Furono quelle che mi fecero pensare che stava per accadere.
Un giorno, forse a causa di quella luce gialla, insolita per
l’inverno, mi fermai a guardarle. Erano cambiate. Non erano più le
mie, erano le sue.
Prima c’erano stati sicuramente i capelli, ma a quelli non diedi
peso: i capelli dei maschi imbiancavano e si diradavano da sempre,
era una cosa genetica, naturale, succedeva anche prima che
impiantassero a tutti i Modificatori.
Mentre osservavo quelle dita affusolate con grandi nocche,
circondate dalla pelle increspata di rughe concentriche, la voce
sintetica mi interruppe: “È convinto di diventare come suo padre?”
“Si!”. Quello che avrei voluto rispondere era che stavo diventando
mio padre, non che stavo diventando come mio padre, ma quella
risposta avrebbe solo facilitato la decisione dell’Assistente alla
transizione. I suoi occhi, tre luci colorate sulla parete, mi stavano
scrutando mentre i nanobot, nei tessuti dei vestiti, monitoravano
le mie funzioni biometriche. Ogni dato rilasciato dal mio corpo,
dalla nascita fino a ora, veniva elaborato da questo giudice
artificiale, un software che doveva decidere quando e come mi sarei
trasformato.
Contraddirlo serviva solo a velocizzare il processo e io ero
intenzionato a godermi ogni pensiero che mi restava, prima di
cominciare a giudicare il mondo con le idee paterne.
“E se, invece…” troncò i miei pensieri “…decidessi di trasformarti in un animale?”
“Perché un animale? Che animale?”
“Dimmelo tu!”
“Ma io voglio diventare mio padre, non una bestia!”
Mi fermai quando mi accorsi che le luci di quei tre colori erano più intense. Iniziò la luce arancione, poi la verde e infine quella viola. Ad ogni mia risposta brillavano sempre di più. I colori di quelle pupille
digitali erano gli stessi dell’Uva, la grande azienda che aveva
sviluppato la raccolta e l’analisi dati.
“Perché desideri diventare come tuo padre?”
A sentire queste domande ci si poteva anche convincere di volere
assomigliare ai propri genitori, non di essere obbligati ad avere
una metamorfosi in loro. Se dico che lo desidero passo da bramoso,
se dico che non lo desidero mi trasforma in una bestia. Percepivo
nell’aria come un odore strano, nuovo.
“Come mai esiti nella risposta?”
“Eeeeeee…” cosa devo rispondere? “Mah…“
“Senti l’ansia per il cambiamento?”
“No, so che devo diventare mio padre.”
“Perché è previsto il mutamento, lo sai?”
“Per il bene della Nazione!”
Ce la ripetono dalle scuole dell’infanzia, perché per i bambini non è facile avere i genitori, i nonni e i bisnonni che si assomigliano. Linee parentali che differiscono solo per età: la mamma è una nonna giovane e la bisnonna una mamma vecchissima. Ricordo la mutazione di mia madre. Mi ebbe a 25 anni, era giovane, poi diventò sua madre. Cominciò lentamente, poi accelerò. Una notte mi svegliai piangendo dopo un incubo, lei accorse in camera mia, sentivo la sua voce che si avvicinava, mi stavo calmando. Quando accese la luce mi trovai davanti mia nonna con la voce di mia madre, pensavo di essere precipitato di nuovo nell’incubo. Feci fatica a dormire per molti giorni. Com’era bella prima di cambiare. Mi manca il suo viso. Guardo spesso la foto in cui, da neonato, le abbraccio il volto. Mi manca la sua dolcezza. Mia nonna, come tutte quelle prima di lei, era più algida.
Anche il cambiamento di mio padre mi spaventò, perché fu come
guardarsi in uno specchio futuro.
“Ti manca tua madre?”
“Leggi nel pensiero?”
“Elaboro domande in base ai dati che abbiamo su di te. Ti manca tua
mamma?”
“Certo, sì!”
“Dai nostri dati risulta che vi siete visti ieri.”
“Ah! Ok, pensavo si riferisse a mia madre, prima del cambiamento.”
“Non esiste un prima o dopo, esiste un flusso che scorre in un
senso.”
Feci una smorfia, una specie di sorriso. Mia madre era diversa, non
sarebbe mai andata in quel senso.
“Torna a parlare del mutamento. Argomenta perché è un bene per la
Nazione”
“Beh… ci tutela dai cambiamenti inutili, no? Fu decisa per evitare
che l’ondata di cambiamenti, che stava cercando di trasformare il
mondo, abbattesse anche le fondamenta sulla quale si basava, e si
basa tuttora, la nostra grande Nazione. Grazie ai nostri leader e
alla vostra tecnologia è stata approvata la legge del Cambiamento
Conservativo per tutelare le tradizioni, l’economia e lo spirito della Nazione.”
“Questo lo hai imparato nell’infanzia?”
“Certo.”
“Ti ricorda la scuola o i tuoi genitori?”
“La scuola!” Ogni mattina, appena entrati, ci davano il buongiorno
con quella vuota litania.
“I tuoi genitori non te l’hanno insegnata la storia della nostra
Nazione?”
“Ma sì, durante il flusso sì.”
Mia madre ha sempre fatto la maestra e, anche lì, era apprezzata per la sua dolcezza. Fino a che ha potuto, ha protetto i suoi alunni da una didattica gestita da copie di vecchi docenti che, seppur spinti da buone volontà, finivano per imbrigliare e imbrigliarsi da soli in un reticolo di regole che immobilizzava tutti. Diceva che i suoi alunni erano farfalle che sarebbero diventate crisalidi. Cercava di tutelare la loro felicità, per farla durare il più a lungo possibile. La tristezza fra i giovani era sempre più diffusa. L’adolescenza era stata trasformata in una ribellione senza la minima illusione della rivoluzione. Il
Cambiamento era l’unica certezza.
“Cosa sono i modificatori?”
“Sono dei micronanobot che vengono impiantati nel nostro corpo con
le informazioni genetiche che servono per effettuare la
transizione.”
“Come funzionano?”
“Non so esattamente come funzionano. È tipo una clonazione a 35 anni invece che prima della nascita.”
Avevano creato una società che restaurava senza il bisogno di alcuna
rivoluzione. Chi voleva vivere nel nostro Paese doveva accettare
l’impianto. E se non eri degno di essere un cittadino esemplare
venivi trasformato in un animale.
“Cosa ne pensi del Cambiamento?”
Strinsi le labbra a formare un sorriso, non volevo che le parole
Bella merda! mi uscissero da sole e mi condannassero a una vita da
cane.
“Grazie a questo il nostro paese è rimasto stabilmente nelle prime
sette potenze al mondo. A differenza di altri stati la nostra
economia è rimasta stabile.”
“Solo l’economia?”
“Ma no, certo! Le tradizioni, la cultura, la razza.”
Ce n’era anche un’altra da dire, qual era? Ah, sì: “Il pensiero, no scusa, i valori! Va beh, alla fine anche il pensiero…”
Quei tre maledetti colori brillarono come non mai.
“Ho sbagliato?”
L’odore era nell’aria, ma ora aveva una decisa nota di bruciato.
“Non c’è un giusto o uno sbagliato, ci sono risposte a domande che
vengono valutate nella complessità delle tue azioni e parole.”
Le luci continuavano a pulsare con intensità sempre più alte. Avevo
caldo. Quell’odore mi dava fastidio. Una goccia di sudore mi passava
da una vertebra all’altra come un’osteopata. Non credo che dipendesse dal clima. Era un inverno mite. Per essere i primi di marzo, le temperature non superavano i 28 gradi. Dalla finestra dello studio dove mi trovavo si vedevano i contadini, guidati dall’alto dai droni dell’Uva, con la prima delle tre vendemmie dell’anno. Il centro
Direzionale del Cambiamento è stato fatto in un palazzo in vetro e
legno in mezzo a colline ricoperte da vigneti. L’edificio, a forma
di grappolo d’uva, dava l’idea di grande naturalità. Pensare che
qualche metro sotto le radici di quelle piante si trovavano
chilometri di tunnel che ospitavano server su server per la gestione
dei dati. A differenza di quello dell’occhio digitale, il verde
delle piante mi dava un senso di profonda leggerezza. Solo il volo
di una rondine interruppe il vagare del mio sguardo. Mi chiesi che
sapore avesse quell’uccello.
“Ti manca tuo padre?”
“L’ho sentito prima di entrare.”
“I tuoi genitori sono legati fra loro?”
“Come i miei nonni!”
“Ti piace il lavoro di tuo padre?”
“Lo sto già facendo.”
“Sì o no?”
“Certo che sì!”
“Che cosa ti ha insegnato tuo padre?”
“A essere il più possibile autonomo, a non dipendere dagli altri, e
a mettere sempre in discussione quello che mi viene detto.”
“Anche rispetto al Cambiamento?”
“No, mio padre non ha mai mancato di rispetto al Cambiamento, come mia madre, del resto.”
“I tuoi ricordi d’infanzia sono molto lucidi.”
“Quelli belli sì, o forse quelli che per qualche motivo hanno
lasciato un’emozione.”
“Anche i ricordi dei tuoi nonni sono così vividi?”
“Beh, li ho conosciuti dopo il Cambiamento… quando erano già nel
flusso. Mi ricordo il loro affetto, ma niente che mi abbia colpito
in particolare e poi, a volte, li confondo con quelli dei miei
genitori dopo la transizione.”
Forse mi ero legato di più ai ricordi dei miei genitori perché, mentre li vivevo, sapevo che non sarebbero durati a lungo. Quelle due persone avevano una scadenza nota.
“Non credi che in qualche modo i tuoi genitori ti abbiano messo dei
dubbi sul Cambiamento Conservativo?”
“Non hanno mai partecipato a contestazioni o fatto opposizione!”
“Ma non hanno nemmeno fatto nulla in favore o per celebrarne i
meriti.”
“Oltre a subirlo dovevano anche celebrarlo? Non hanno mai contestato, non si sono mai ribellati…” non sarebbe servito a nulla “…hanno sempre fatto quello che gli è stato detto e ora vengono criticati perché non ne hanno cantato le lodi?” Cazzo!
“Subirlo? Quindi non sei felice sapendo che siamo all’ultimo
colloquio?”
“Felice? Perché? Perché presto acquisirò pensieri, ricordi e volontà
altrui? So che è il mio destino, non ne sono certo felice, ma lo
accetto.”
Anche perché non avevo alternative.
“Mostri infelicità, nostalgia e rabbia. Non sei oppositivo come i
tuoi genitori, ma anche tu raggiungi dei buoni livelli. Lo avevamo
previsto.”
“I miei genitori non sono mai stati oppositivi, avevano i loro
pensieri, ma dopo la metamorfosi non hanno mai espresso una parola
che non fosse frutto del pensiero storico della mia famiglia e della
nostra Nazione!”
“Hai ammesso tu stesso di non sapere come funzionano i modificatori, quindi ignori che loro continuino a lavorare ininterrottamente per far sì che il corpo e la mente non si ribellino. Hanno dovuto combattere molto per gestire i tuoi genitori e ancora di più i tuoi nonni.”
Che bello! Anche i miei nonni erano contrari a questo schifo. Li
sentivo più vicini. Quanta bellezza nel condividere le stesse idee
che mi ero perso. E dietro quei volti uniformi, i miei genitori ci
sono sempre. Me ne dispiacqui.
“Non mi sono mai accorto di nulla.”
“Perché i nostri modificatori lavorano bene.”
“Di cosa avete paura, allora? Perché ci trasformate in animali?”
“Per allontanare i rivoltosi dalla società. Più stanno alla larga e
più è facile la gestione. I nostri parametri sono sempre gli stessi.”
“No, sono più stringenti! I dati che raccogliete a vostro favore vi
estremizzano: replicando le persone e i loro comportamenti, avete
una costante conferma di cosa è giusto per voi. I pensieri dissonanti
saranno sempre più lontani da essi. Per forza i vostri parametri si
stringono.”
“Questa è una critica diretta?”
“Tenete le persone imprigionate nei loro corpi, ci trattate peggio
degli animali! Chi è che ha deciso questa tortura per i propri
simili? In cambio di quale bene?”
“Il colloquio finale per la transizione è concluso. La metamorfosi
è già iniziata, avverrà entro pochi giorni: diventerai una volpe.”
“Vaffanculo! Perché non mi fai diventare mio padre? Hai paura di non
gestirmi?”
Iniziai a piangere. Presi a calci la parete. Le luci restarono tutte accese senza più brillare.
“Sai che ti dico? Che preferisco essere una bestia che un uomo: gli
animali sono migliori, sia di noi uomini che di voi macchine. Le
volpi? Mi sono sempre piaciute! Vaffanculo! Sono felice!”
Quelle maledette lucette tornarono a brillare.
“Anch’io lo sono!”
Poi si spensero definitivamente. Uscii dalla sede e corsi fra le vigne. L’aria era ricca di nuovi profumi. Era sicuramente meglio essere una volpe astuta e libera che un uomo in gabbia in una società immobile. Non avrebbe nemmeno avuto senso provarci. Quando mi sarò trasformato tornerò a fare danni fra questi maledetti filari e ne mangerò i frutti. Quando saranno maturi.
Nicola Raffaetà in mostra a Camaiore
La nuova installazione video di Nicola Raffaetà, “LA COMMEDIA L’ISTANTE IL SACRO”, è in mostra presso il Museo di Arte Sacra di Camaiore, da Giovedì 31 Ottobre e Domenica 3 Novembre.
L’inaugurazione ufficiale è prevista per Venerdì 1 Novembre alle 18.00, con la presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Camaiore, Claudia Larini.